FARMACI CONTRAFFATTI ONLINE: NON E’ COLPA DELLA RETE!

Voglia di rimettersi in forma, depressione e disturbi psichici, malattie terminali e disfunzioni sessuali rappresentano i più potenti stimoli all’acquisto di “medicinali” online, un fenomeno che negli ultimi anni ha assunto proporzioni allarmanti, anche in Italia. Oltre un italiano su tre acquista farmaci su siti internet apparentemente affidabili e dai contenuti formalmente ben curati e spesso provvisti di certificazioni sanitarie in bella mostra. Nella stragrande maggioranza dei casi, il commercio farmaceutico su web consente di bypassare la procedura della prescrizione del farmaco, anche quando obbligatoria. Dopo la morte della 28enne di Barletta, causata dall’assunzione di un reagente chimico presente in un farmaco acquistato su Internet, scoppia il caso.

“L’incremento dell’uso di Internet consente ai consumatori di acquistare materiale contraffatto direttamente, consapevolmente o meno, senza doversi rivolgere a intermediari”, spiega Robert Rutt, direttore del National Intellectual Property Right (IPR), “se un affare sembra troppo conveniente per essere vero, più probabilmente quello che si sta vendendo non è il prodotto autentico”. La contraffazione dei medicinali non è una semplice truffa, non costituisce solo furto di proprietà intellettuale, come spiega Rutt, ma è un attentato alla vita, e la probabilità che, in seguito ad un acquisto sconsiderato, ci si veda recapitare un prodotto diverso da quello atteso, ovvero non testato, contraffatto, inquinato, spesso pericoloso, è molto alta e comporta rischi che non possono essere sottovalutati. La vendita di medicinali via Internet ha sviluppato un mercato vastissimo, che – stando ai dati rilevati dalle forze dell’ordine – genera un traffico di 150 volte superiore a quello della droga, e se si considera che le stesse fonti stimano che ben il 50% di tali medicinali sia contraffatto, si può comprendere con quale urgenza sia necessario intervenire per regolamentare la proliferazione delle farmacie online.

Ad oggi soltanto i governi di Inghilterra, Germania e Olanda si sono preoccupati di emanare una normativa ad hoc, mentre nel resto d’Europa si attende il recepimento della direttiva comunitaria in materia di distribuzione farmaceutica approvata nel febbraio del 2011, che dovrebbe compiersi, ex lege, entro l’agosto del 2012. La normativa stabilisce che la regolamentazione del traffico di farmaci online passi attraverso l’individuazione da parte della stessa Unione Europea di una serie di farmacie online autorizzate al servizio di vendita al pubblico via Internet, che siano riconoscibili in tutta Europa grazie all’adozione di un logo comune da esibire obbligatoriamente. In ognuno degli Stati membri tutte le farmacie autorizzate saranno collegate ad uno stesso sito web centrale, mentre i siti centrali nazionali saranno a loro volta collegati ad un unico sito europeo. Il sistema prevede inoltre l’introduzione di codici di sicurezza da apporre su ogni singola confezione a garanzia della identificabilità e dell’autenticità del farmaco in essa contenuto.

Quello predisposto dall’Unione è dunque un dispositivo di legge che prende atto dell’inarrestabilità di un fenomeno destinato a diffondersi in maniera crescente, e che va risolto non attraverso l’ “ostracizzazione” delle farmacie dalla rete, bensì attraverso una adeguata regolamentazione che gli consenta di dispiegarsi solo nei suoi aspetti utili: basti pensare alle migliaia di cittadini non autosufficienti o inabili, temporaneamente o permanentemente, a recarsi in farmacia per acquistare medicine, oppure al vantaggio economico che qualunque tipo di pubblico potrebbe trarre attraverso l’acquisto sicuro di prodotti medicinali via Internet. Il problema reale connesso a questo sistema normativo è la lentezza – quando non inadempienza – con la quale il nostro paese risponde all’obbligo di recepimento delle direttive comunitarie.

La Convenzione Medicrime del Consiglio d’Europa, firmata nell’ottobre del 2011, ha inoltre introdotto sanzioni penali in caso di crimini farmaceutici, ma entrerà in vigore soltanto quando cinque Stati, di cui tre membri dello stesso Consiglio d’Europa, l’avranno ratificata. Per ora, dunque, le azioni di contenimento del traffico illegale di farmaci in Italia sonosuccessive e affidate non a leggi che regolino preventivamente il fenomeno limitando le azioni illegali, bensì alle autorità di polizia competenti, che, attraverso l’intercettazione dei dati registrati dai server dopo gli avvenuti pagamenti online, e le indagini per rintracciare le sostanze contraffatte, portano a termine sequestri di centinaia di migliaia di medicinali contraffatti all’anno. Tuttavia, come dimostrano gli eventi più recenti, questo sistema non garantisce che tali interventi siano sempre abbastanza tempestivi da prevenire i rischi e gli esiti più tragici. Non si tratta di griffe copiate, di tablet di seconda mano acquistati a prezzi stracciati: quando si assumono prodotti chimici di origine non sicura, un risparmio di pochi euro può costare la vita. E questo, comunque, non è mai un affare.

Vanno inoltre ricordati i risvolti sociali connessi al traffico illegale di sostanze medicinali contraffatte. Se infatti in principio la maggior parte dei traffici farmaceutici online aveva ad oggetto la “pillola blu”, seguita dalle ormai note pillole dimagranti, oggi il fenomeno si è esteso praticamente a tutti i medicinali, con particolare riferimento agli antidolorifici e agli antitumorali. Non è raro che malati, talvolta terminali, si appellino disperatamente alle promesse di guarigione o attenuazione delle loro sofferenze provenienti dai rivenditori di sostanze illegali in rete. Non cadiamo, però, nella trappola di chi vorrebbe confondere l’irresponsabilità di cinici ed impietosi contraffattori e venditori, mossi da soli interessi economici, con quello che è invece il mezzo, non soggetto attivo, attraverso il quale vengono espletate queste azioni criminose. Internet è un veicolo di informazione e di comunicazione libero, un ineguagliabile fornitore di servizi ed una inesauribile fonte di contenuti; ha migliorato la qualità della vita di tutto il mondo industrializzato e ha messo in comunicazione le più distanti aree del globo accorciando distanze che solo pochi decenni fa sembravano incolmabili. Nonè dunque da imputare alla rete l’uso criminoso che ne fanno i suoi stessi fruitori.

Roberta Di Mauro

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