Siamo vincoli o sparpagliati

Non avevo letto il Post nel Blog di Pino BRUNO che a sua volta riporta quanto pubblicato da Quintarelli. Voci singole nel deserto che debbono cercare di ESSERE VINCOLE E NON SPARPAGLIATE ( come diceva il buon Peppino De Filippo) per avere un minimo di effetto verso coloro che decidono ed in barba alle buone intenzioni leggi “Agenda digitale” Spending Review” e chi più ne ha più ne metta creano non evoluzione ma un ASSOLUTA INVOLUZIONE con tutte le conseguenze che questo comporta. Il Buon Peppino con la sua campanella insegna cosa è la democrazia ed assomiglia molto a Monti che con la sua campanellina decide in modo autonomo alla faccia della democrazia , ma in fin dei conti lui ha ragione l’ho ha detto più volte non è stato democraticamente eletto e fa come gli pare!

L’ultima trovata è quella di “regolare i router” non trovo altre parole, si ritorna indietro hai tempi della SIP (ex Telecom Italia) dove non sipoteva modificare il proprio impianto telefonico ed ogni spina in più costava 5.000 lire di canone, riporto per intero il primo e secondo post di Pino Bruno:

Il router? Oggetto pericoloso: sanzioni per chi ne ha uno in casa

Pino Bruno | novembre 25th, 2010 – 07:01

Stefano Quintarelli, autore di uno dei migliori blog italiani, ha beccato il governo con le mani nella marmellata. Il Quinta svela che c’è il rischio di essere multati – sanzioni da 15mila a 150 mila euro – se si ha un router o uno switch. Sì, proprio quelli aggeggi domestici che servono per distribuire connettività a computer e altri dispositivi sparsi per la casa, ormai così popolari da essere destinati a entrare nel paniere dell’Istat.

Racconta Quintarelli che il Consiglio dei Ministri, il 22 ottobre scorso, ha approvato un Decreto Legislativo che prescrive l’iscrizione a un albo per tutti coloro che vogliono montare router o altri dispositivi di rete. Il rischio è di essere multati con sanzioni comprese tra 15mila e 150mila euro.

Come si legge chiaramente nel Decreto Legislativo “Attuazione della direttiva 2008/63/CE relativa alla concorrenza sui mercati delle apparecchiature terminali di telecomunicazioni”,

se vuoi attaccare un oggetto alla rete (non terminale/pc, ma router, switch, ecc), devi essere un installatore iscritto all’albo (per tutto, eccetto ciò che verrà esplicitamente escluso (2.f)) pena sanzione da 15.000 a 150.000 euro

Governo Italiano – Provvedimenti.

1. Gli utenti delle reti di comunicazione elettronica sono tenuti ad affidare i lavori di installazione, di allacciamento, di collaudo e di manutenzione delle apparecchiature terminali di cui all’articolo 1, comma 1, lettera a), numero 1), che realizzano l’allacciamento dei terminali di telecomunicazione all’interfaccia della rete pubblica, ad imprese abilitate secondo le modalità e ai sensi del comma 2.

sarebbero “le apparecchiature allacciate direttamente o indirettamente all’interfaccia di una rete pubblica di telecomunicazioni per trasmettere, trattare o ricevere informazioni; in entrambi i casi di allacciamento, diretto o indiretto, esso può essere realizzato via cavo, fibra ottica o via elettromagnetica;”

2. Entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto legislativo, il Ministro dello sviluppo economico, adotta, ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, un decreto volto a disciplinare:

a) la definizione dei requisiti di qualificazione tecnico-professionali che devono possedere le imprese per l’inserimento nell’elenco delle imprese abilitate all’esercizio delle attività di cui al comma 1;

b) le modalità procedurali per il rilascio dell’abilitazione per l’allacciamento dei terminali di telecomunicazione all’interfaccia della rete pubblica;

c) le modalità di accertamento e di valutazione dei requisiti di qualificazione tecnico-professionali di cui alla lettera a);

d) le modalità di costituzione, di pubblicazione e di aggiornamento dell’elenco delle imprese abilitate ai sensi della lettera a);

e) le caratteristiche e i contenuti dell’attestazione che l’impresa abilitata rilascia al committente al termine dei lavori;

f) i casi in cui, in ragione della semplicità costruttiva e funzionale delle apparecchiature terminali e dei relativi impianti di connessione, gli utenti possono provvedere autonomamente alle attività di cui al comma 1.

3. Chiunque, nei casi individuati dal decreto di cui al comma 2, effettua lavori di installazione, di allacciamento, di collaudo e di manutenzione delle apparecchiature terminali di cui all’articolo 1, comma 1, lettera a), numero 1), realizzando l’allacciamento dei terminali di telecomunicazione all’interfaccia della rete pubblica, in assenza del titolo abilitativo di cui al presente articolo, è assoggettato alla sanzione amministrativa pecuniaria da 15.000 euro a 150.000 euro, da stabilirsi in equo rapporto alla gravità del fatto.

Per terminali si intendono “le apparecchiature allacciate direttamente o indirettamente all’interfaccia di una rete pubblica di telecomunicazioni per trasmettere, trattare o ricevere informazioni; in entrambi i casi di allacciamento, diretto o indiretto, esso può essere realizzato via cavo, fibra ottica o via elettromagnetica; un allacciamento è indiretto se l’apparecchiatura è interposta fra il terminale e l’interfaccia della rete pubblica”.

Qual’è la ratio del provvedimento?  Se ne intravede soltanto una. Mettere un freno burocratico alla diffusione di internet, complicare la vita degli utenti, azzeccagarbugliare il mercato informatico…

Fonti: Quinta’ weblog, Tom’s Hardware.

AGGIORNAMENTO DEL 26 NOVEMBRE

Dario D’Elia, per Tom’s Hardware, ha integrato oggi le informazioni su questo sconcertante e astruso provvedimento.

AGGIORNAMENTO DEL 14 DICEMBRE

(ANSA) – ROMA, 14 DIC – Multe fino a 150.000 euro se ci si installa da soli un router, bisogna affidarsi a tecnici ‘patentati’ per mettere un modem a casa: il mondo del web e’ in subbuglio per un decreto legislativo del Consiglio dei ministri del 22 ottobre scorso e Sette, il settimanale del Corriere della Sera in edicola domani, e’ andato a verificare.

”E’ curioso che da un lato si liberalizzi il wi-fi, ma dall’altro si riproponga l’obbligo per i tecnici di avere le autorizzazioni per installare proprio le reti wi-fi”, dice Fulvio Sarzana, avvocato esperto del settore che ha lavorato per molto tempo anche con l’associazione degli installatori. ”Il ricorso a tecnici ‘patentati’ per l’allacciamento alla ‘rete pubblica’ e’ regolamento dal 1992 ma spesso e’ rimasto inapplicato”, si sottolinea nell’inchiesta.

Il provvedimento e’ stato fatto per recepire una direttiva comunitaria del 2008, ma ”non c’era bisogno di recepire la direttiva europea perche’ da vent’anni non abbiamo piu’ il concessionario pubblico servizio di telefonia”, sottolinea Sarzana che di questa novita’ ha un’idea ben precisa: ”la norma del ’92 e’ rimasta sulla carta e questo ha fatto arrabbiare chi aveva speso soldi per avere la ‘patente’.

Oggi ci sono 1.200 imprese che si occupano solo delle installazioni e che hanno bisogno di lavorare per non chiudere”. Intanto – prosegue Sette – dal ministero dello Sviluppo economico dicono che ”le norme valgono solo per i grandi impianti” ma dall’Assotel, associazione degli operai di telefonia e telematica chiariscono che ”per collegare alla rete di telefonia un computer non c’e’ bisogno di chiamare un tecnico ‘patentato’, ma se i pc diventano due allora bisogna far installare l’impianto da uno dei nostri”.

L’informatico Stefano Quintarelli, che ha sollevato il caso, avverte: ”ci sono milioni di persone che dovranno fare i conti con regole incerte nella loro applicazione e discrezionali nella fase dei controlli”.

Ah l’Italia del sole, del mare, dei giacimenti culturali e delle leggine da azzeccagarbugli che sembrano essere fatte apposta per complicare la vita delle aziende che cercano di tenere in vita l’economia! C’eravamo illusi. La norma che prescrive l’iscrizione a un albo per tutti coloro che vogliono montare router o altri dispositivi di rete, pena sanzioni comprese tra 15mila e 150mila euro, non è mai stata abrogata. A nulla è servita l’ondata d’indignazione seguita all’approvazione del Decreto Legislativo 26 ottobre 2010, n.198. E’ arrivato il governo dei liberalizzatori, dei castigamatti di Ordini e Albi professionali, ma l’ALBO DEGLI INSTALLATORI DI ROUTER E CERTIFICATORI DI RETE INTRANET è vivo e lotta insieme a noi. Un’altra chicca, per i registi dell’Agenda Digitale Italiana.

Mi scrive Alessandro Feltrin, esperto di sicurezza informatica: “…credo che una delle ragioni per cui questa legge non sia stata ancora modificata o rimossa sia in buona parte dovuta al fatto chenon se ne conosce ancora il suo dannoso contenuto e le verifiche ispettive non sono ancora cominciate”.

Già, Alessandro, ne vedremo delle belle quando gli ispettori busseranno alla porta di migliaia e migliaia di aziende: “Favorisca la sua LAN, per piacere”, manco fosse la patente di guida. “Guardi, la sua LAN ha lo switch scappellato a sinistra. Fanno 150mila euro. Concilia?”.

Con questa norma – scrive ancora Alessandro Feltrin – viene a rendersi obbligatoria la certificazione della rete intranet da parte di un’azienda abilitata e appartenente ad un certo registro (peraltro non meglio specificato). In pratica qualsiasi azienda che disponga di un’uscita verso Internet e abbia un minimo di infrastruttura informatica a valle del Router dell’ISP deve fare i conti con questa legge.  Vengono fatte distinzioni tra un’architettura ‘semplice’, per la quale il proprietario può permettersi di fare da sé, e architettura ‘complessa’ dove invece diventa obbligatorio rivolgersi ad un’azienda abilitata.

Cosa si intende per “architettura semplice”? Si intende un’infrastruttura a valle del Router dell’ISP che sia limitata ad un massimo di 10 punti rete. In pratica un’abitazione o un piccolo studio professionale.

Tutto ciò che eccede i 10 punti è da considerare ‘complesso’. Quindi qualsiasi cosa che si intenda mettere a valle del Router perimetrale, che sia un Firewall, uno o più switch, PC, Servers, Stampanti, Access Point Wi-Fi, eccetera, deve essere contato a livello unitario e se la somma supera il valore di 10 … ecco che bisogna farsi certificare l’impianto (o farselo realizzare ex-novo)”.

Fini qui Alessandro Feltrin. Aggiungo che si tratta di una norma assurda, anacronistica, medievale, che non tiene conto del contesto economico e tecnologico, oltre che del buon senso. E’ un ulteriore freno allo sviluppo.

Qualcuno si metta in contatto con la cabina di regia di Agenda Digitale Italiana e glielo racconti! Link utili:

http://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/10198dl.htm

http://www.installatoritelefonici.it/decreto-legislativo-198-26-ottobre-2010.php

http://www.consulenti-ict.it/Area-Legale/Adeguamenti-Norma-di-Legge/in-arrivo-la-nuova-norma-per-linstallazione-di-impianti-e-terminali-di-telecomunicazioni.html

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